sabato 4 ottobre 2014






Il Circolo dei lettori e il CIRSDe dell'Università di Torino presentano un ciclo di incontri tra arte e filosofia dal titolo "Dalle radici alla Luce". 
A cura di Angelica Polverini, storico dell'arte e Maria Grazia Turri, filosofa.

Siete invitati a partecipare.

Il primo degli incontri si terrà 
martedì 7 ottobre alle ore 18 nella Sala Musica del Circolo dei Lettori
presso Palazzo Graneri della Roccia, Via Bogino 9, Torino.


martedì 23 settembre 2014

Esami

Cari ragazzi

vi informo, qualora non aveste ancora avuto comunicazione delle date, che gli esami di Storia dell'arte moderna si terranno il 14 e il 15 ottobre dalle 09.30 in poi. Mi farà da assistente il Prof. Carlo Tacchini.

Vi posto questo bellissimo video di arte digitale a omaggio della pittura fiamminga. Osservate i dettagli di ogni oggetto e riuscirete a riconoscere decine di particolari dei dipinti che abbiamo studiato a lezione.

Buono studio!

http://vimeo.com/70250040

domenica 13 luglio 2014

Bozzetto progetto Borgarte

Cari ragazzi

so che siete stati presi con gli esami e che per molti di voi era la prima esperienza, ma ricordo a chi abbia inviato domanda di partecipazione al concorso per la realizzazione del murales a Moncigoli, l'invio del progetto entro il 16 luglio p.v.

Augurandovi buon lavoro e buono studio, spero di vedere tra i lavori pervenuti anche qualcosa di vostro.

Ci vediamo a settembre

Angelica Polverini

domenica 8 giugno 2014

Consegna tesina

Ho ricevuto in questi giorni diverse mail su problematiche di diversa natura relative alla consegna della tesina fissata per domani.

Per chi non avesse ancora terminato il lavoro avviso che la mancata consegna equivale a una consegna in bianco dello scritto. Mi sembra inutile ricordare che avete avuto 7 mesi di preavviso.

Tuttavia, concedo ancora un paio d'ore, per emendare almeno gli errori formali dei vostri elaborati.

Domattina, 9 giugno, sarò in classe per compilare le vostre ammissioni all'esame, ma rimarrò a disposizione vostra per circa un'ora e mezza, pertanto la consegna dell'elaborato sarà al termine della lezione.

Venite a lezione con i vostri portatili, chiavette usb o cd e vediamo di terminare questi scritti.

lunedì 26 maggio 2014

Info su Lunigiana, Borgarte & Amici di Serena



Fivizzano e la Lunigiana

“…niuno è più atto a ispirare molteplici e profonde sensazioni quanto l’aspetto delle alte montagne, le cui cime si perdono in mezzo alle nubi
attratte intorno ad esse per una forza segreta. L’uomo posto a fronte di quelle grandi masse antiche come la creazione, potenti a sostenere l’urto del
tempo e dei fenomeni del cielo, sente la propria debolezza e sembrargli strisciare al suolo come il più fragile degli esseri animati.”
Amelia Calani, La buca di Equi

Vittorio mi accompagna ora in un viaggio profondo,
attraverso un tempo lontano da me, in direzione delle
radici antiche di una parte di famiglia.
Il percorso che porta qui è eccitante e mentre mi sporge
la tela che raffigura il Pizzo d’Uccello, io mi muovo con la
memoria.
Serpeggiando a ritroso lungo il Magra, sembra di fare un
itinerario in risalita, come quei salmoni che
faticosamente percorrono il flusso nel verso contrario.
Si entra nel tratto verace del corso, dove l’acqua
serpeggia tra rocce che affiorano improvvise e cime
taglienti, tingendosi in alternanze di verdi plumbei,
trasparenze ed azzurri. Lasciando alle spalle il placido
fiume vallivo, si ritrovano rapide e angoli incantevoli,
dove le asperità del luogo si fondono ad una beltà
disarmante.
In pochissimi chilometri cambia radicalmente anche il
panorama e allontanandosi dai borghi strategici di Santo
Stefano e Caprigliola, la strada da rettilinea inizia a farsi
tortuosa salendo gradatamente di quota.
Tutt’attorno, sacri boschi di castagni e picchi di roccia
nuda. I torrenti scappano veloci nei loro letti e spuntano
talvolta dai precipizi delle strade, piccoli prati montani
che incorniciano gli argini come freschi tappeti verdi,
carezzando lo sguardo. Si traversano passaggi a livello
che sembrano appartenere ad un’altra epoca e poi
salendo ancora un poco si arriva a Fivizzano, forte,
arroccato e stabile.
Una volta chi giungeva con muli o cavalli, aveva il tempo
e la possibilità di acclimatarsi durante il tragitto, ma oggi
scendere dall’auto, e trovarsi qui, equivale all’essere
catapultati immediatamente in una dimensione montana.

L’aria purissima entra nei polmoni e s’inocula negli alvei
con la sua prepotente quantità di ossigeno, rapidi spilli
s’insinuano nelle narici e ci si trova circondati da robusti
palazzi di roccia e dai massicci appenninici.
Note di fierezza ed austerità tingono questo luogo davvero
mistico.
Il territorio di Fivizzano è ampio, comprende numerose
frazioni e vari villaggi e si snoda lungo crinali, declivi e
scarpate. Piccole vallette impreviste sono incastonate tra
i Pizzi.
Fivizzano è stato parallelamente crocevia di importanti
scambi, sia culturali che mercantili. Poco più sopra ci
sono i passi di valico verso gli Appennini, poco più sotto
la dolce Val di Magra, ed esattamente al centro tra le due
realtà si trova Fivizzano.
Vittorio narra la saldezza di questi luoghi nel racconto dei
suoi edifici: rocce sbozzate, adagiate l’una sull’altra, in
un lavoro tenace e costante come i suoi abitanti, gente
concreta, generosa e ospitale, mentirei se dicessi che non
conosco queste caratteristiche, così familiari.
...

La tela che rappresenta la fontana è stata interpretata
con tutta la sua inquietante armonia. Le sfumature
acidule e il colorito un po’ acre, sembrano suggerire quei
timori bambini verso le mostruose bocche aperte di
doccioni e deformi visi barocchi, mentre la sbozzatura del
lavandino marmoreo ricorda come il bianco e splendente
materiale sia qui nella sua dimora d’eccellenza.
Il cannonzin d’argento come viene affettuosamente
chiamata, coi suoi flutti azzurri e il niveo biancore del
marmo mi ricorda una presenza naturale davvero eccelsa
che si trova nel territorio: il Lucido. Questo torrente, è
uno dei personaggi che nella sua millenaria storia ha
saputo modellare con cura e pazienza alcuni dei più bei
posti che esistano.
Esso mi evoca le ‘chiare fresche et dolci acque’
petrarchesche, ma il paesaggio lunigianese, è forse più
intriso di atmosfere dantesche ed infernali.
Vittorio difficilmente dipinge queste bellezze naturali nei
suoi dipinti e lo considero come un atto di umiltà, per
l’’inadeguatezza da parte della pittura di poter tradurre
ciò che non si può vedere. La bellezza di questi luoghi è
qualcosa che va oltre la pura metafora visiva e si
intreccia con la gamma di sensazioni che si possono
provare qui. Si tratta di respiro e magnificenza, di
sortilegio e stordimento del razionale, è una questione
che va oltre il sublime e oscilla dai pensieri a ciò che si
osserva, fino all’idea di paradiso ed inferno fusa in un
unico concetto.
Nei laghetti di Equi, così deliziosi in estate, effimeri e
ricchi di bucolica magia, dove il verde intenso della
natura circostante, esalta il bianco marmoreo del fondo
acquatico e tinge la liquida meraviglia dell’acqua di un
colore celestiale: i tratti di un paradiso perduto.
Lo stesso luogo, in pieno inverno, durante le uggiose
giornate dicembrine si trasforma nell’infernale ambiente
delle streghe. Il vapore termale condensandosi con l’aria
gelata, si fonde nella nebbia che tutto offusca, le
montagne minacciose sembrano occludere la via d’uscita e l’inquietudine suggerisce
l’entrata in scena di qualche spirito sinistro, o qualche
ballo della morte, come le storie di un’antichità mai
estinta narrate in questi luoghi.
Ecco però il Solco. Ecco la via d’uscita, una strada.
Bisogna entrare nelle viscere della terra a contatto con
quel misterioso principio che in tutte le culture rappresenta il mistero dell’uomo e del tempo. 
Toccando le rocce, osservandole, sentiamo la vibrante energia del
passato e della forza mistica dell’elemento che meno
subisce la velocità del suo trascorrere. L’aria è in
continuo movimento, il fuoco zampilla e si alimenta nella
danza delle brezze, l’acqua nei suoi ciclici passaggi scorre
e va veloce, ma la terra è lì, la roccia sebbene possa
erodersi al passaggio degli altri elementi, rappresenta
l’esatto contrario dell’impermanenza.
Il paesaggio di Equi è il risultato di un’arcaica ed
inesauribile plasmazione della roccia da parte dell’acqua,
dove aria e fuoco nell’alternarsi delle stagioni si occupano
invece dell’offuscamento o della trasparenza
dell’atmosfera circostante.
Passare dentro al Solco è un’esperienza di forte impatto,
e credo che ben più eloquenti delle mie parole siano
quelle di Amelia Calani:
“Questo quadro di severa maestà e di orrore sublime ha
potenza di scuotere l’animo il più usato alle varie emozioni
dei profondi sentimenti, il quale si sente come trasportato
in uno stato di sorpresa ed estasi indicibile e nuova. Mille
riflessioni e tutte umilianti per l’umana creatura si
affacciano spontanee al pensiero che mestamente piega
ogni baldanza davanti alle grandi opere del creatore.”10
Ma ancora altri ingredienti di forte impatto per l’anima si
evincono in questo paesaggio e dopo le grotte e i canyon
occorre parlare del bosco.

“Chi scopre il bosco, lo fa scendendo in se stesso, più che
avviandosi verso una zona alberata, o perché, in qualche
modo, sente che comincia a mancargli qualcosa nel
‘deserto’ e quindi si mette a cercare. Quello che scopre è
‘l’enorme potere dell’essere’, la scaturigine spirituale della
vita e la natura del cosmo, cui accede essenzialmente
grazie a una contemplazione del centro immobile
dell’essere e a una conoscenza spirituale della morte”
Tutto ciò fa di Fivizzano e dei borghi limitrofi, una terra
carica di significati e difficilmente dimenticabile. Sarà
forse per tutti questi contenuti che qui nasce anche la
prima stampa. Si tende a parlare sempre di Aldo Manuzio
e delle sue importantissime stampe di fine Quattrocento,
ma se questi fu certamente il più considerevole,
raramente ci si ricorda chi tra i primi utilizzò i caratteri
mobili sul suolo italiano e ben prima di molte delle
principali capitali europee. Jacopo da Fivizzano, collaborò
nell’officina di Clemente da Padova che ricreò i caratteri
mobili della stampa dopo averli osservati da stampatori
tedeschi. Un enorme passo per la cultura globale e si
mosse proprio da qui, come da qui si sviluppò una
grande tradizione di librai e stamperie e osservando
alcune delle vie dei borghi, dipinte da Vittorio possiamo immaginare il fermento di tali affascinanti attività.
Sono custoditi antichissimi documenti, stampe di grande
valore, ma anche presenze e spiritelli abitanti dei boschi
e seminascoste nelle ombre degli alberi secolari o degli
arbusti carichi di bacche. Questa è la storia di un
territorio rurale ma ricco di cultura.
Quest’ultimo dipinto vuole essere un invito.
Vittorio ha dipinto un breve scorcio all’interno del borgo
di Equi, ma inconsapevolmente ha raffigurato l’emblema
della Lunigiana tutta. Il passaggio. Terra di confine,
difficile, sublime, forte, contrastata e magica.

da Vittorio Nobili. Passeggiando nel Golfo di Venere, a cura di Angelica Polverini, Edizioni Giacché, 2012

Lezione 19 maggio



















sabato 17 maggio 2014

Lezione 12 maggio




















Seminario 19 maggio

SEMINARIO: LA CONTEMPORANEITA' DELL’ARTE MODERNA

Ragazzi conto su una massiccia partecipazione da parte vostra e ricordate che è un evento aperto a tutti potete invitare amici, genitori e qualunque altro interessato. Per voi studenti iscritti la firma di presenza vale come 3 ore di lezione. 
La lezione si terrà come ogni lunedì dalle 9.30 alle 11.30.


LUNEDì 19 MAGGIO 2014, ore 14-17.00

Aula Magna Accademia di Belle Arti Europea dei Media ACME Novara

Ospiti: MANUELA CARRANO E DANIELE URGO (DONE)

a cura della Prof.ssa Angelica Polverini

Incontro libero

Due artisti milanesi che hanno un comune percorso didattico nella frequentazione dell’Accademia di Brera e che utilizzano e metabolizzano le opere dell’arte moderna, i cosiddetti classici, per creare nuovi linguaggi artistici e nuovi significati semantici. Il loro lavoro è però diametralmente opposto, perché si servono di tecniche artistiche completamente differenti. Carrano, definita a volte artista-artigiana, ha recuperato quel valore tattile e manuale dell’arte, che oggi sta scomparendo, ha conoscenza degli infiniti materiali a disposizione: plastiche, tessuti, spilli, resine, pigmenti, matite, incisioni, fotografia e li utilizza creando una vastissima gamma di prodotti artistici che si collocano sul confine tra oggetti di design e manufatti creativi. Il risultato è emozionante e sorprendente. Urgo, invece, meglio conosciuto con lo pseudonimo Done appartiene all’Hacker art e virale è infatti la trasposizione delle sue opere, dei suoi remake. Il computer e le applicazioni digitali, tra cui il laser sono gli oggetti che rispondono alle sue idee. Nell’arco di poche ore ciò che nacque, mesi fa, come un gioco si è trasformato in decine di migliaia di visualizzazioni, specie ad opera delle generazioni più giovani i cosiddetti ‘nativi digitali’. L’opera che meglio sintetizza questo percorso laborioso e per nulla scontato è 'Il bacio nel posto sbagliato al momento sbagliato’, rifacimento del celeberrimo Bacio di Hayez. In questa serie di remake, Urgo utilizza elementi dell’attualità, gesti e dettagli delle nuove generazioni introducendoli nei dipinti e rovesciandone il significato originale con effetti stupefacenti.

Il sito web di Manuela Carrano è http://www.manuelacarrano.com/ Ha esposto a New York, Amburgo, Londra, l’opera forse più celebre della Carrano si trova al Museo Archeologico di Aosta, la statua della dormiente di cioccolato dal titolo Sarò Buona. Attualmente vive e lavora a Milano.

Di Daniele Urgo si sono occupate le riviste Wired e Rumorscena definendolo il nuovo Bansky italiano, ma la sua arte è ancora tutta da descrivere e scoprire. Sul web si possono trovare i suoi ormai famosi Remake e video delle sue performance digitali. Vive e lavora a Milano.